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RECENSIONE SULLA COMMEDIA TEATRALE U MUURT CA PARLA


U MUURT CA PARLA

Soggetto
Francesco Casella

Parti e interpreti
Don Pascal' - Giuseppe Galiano, 'Mbert' – Pasquale Manco, 'Ndonio - Mattia Mazzei, Iolanda – Elena Stummo, Rusina – Carmelina Licursi, Gaitan' – Gaetano Oliva, Dilina – Maria Rita Schiffino, Don Tummas' – Antonio La Badessa, Gangiuluzzo – Antonio Prospato, 'Ngicc' – Marco La Badessa, Lagra – Nicolina Riccetti, Dottore - Giovanni Le Rose, Jinnar' - Zaccaria Errico, Notaio - Gaetano Zuccarello

Regia
Francesco Casella

Scenografia
Giuseppe Galiano

Audio e Luci
Francesco Galiano e Marco Macchia

Rappresentata
per la prima volta il 29 dicembre 2013
Recensione sulla commedia
Commedia inedita il cui titolo è tutto un programma: U Muurt’ ca Parla. 
La commedia è comica e il soggetto è quello della natura umana ingorda e bramosa di ricchezza a ogni costo dell'uomo. Il lavoro mette in risalto come, chi, non avendo figli, si avvicina all’ora della morte e suscita nei parenti l’aspettativa del lascito delle proprie ricchezze. 
Il lavoro evidenzia un contrasto sentimentale dei nipoti dello zio ammalato e sul punto di morire che, dapprima sono apprensivi per lo zio, forti della consapevolezza che lo stesso zio lascerà loro le proprie ricchezze. 
Solo quando sanno per mano del vicino che lo zio avrebbe fatto il testamento in favore dei preti iniziano sentimenti di odio che portano i nipoti ad adottare uno stratagemma fantasioso ed illegale per riaggiustare in loro favore la situazione.
Lo zio ad un certo punto si sveglia e mostra tutta la sua consapevolezza che di lui s’attende solo la morte da parte dei nipoti, dei quali l’uno vede nello zio uno spirito maligno che solo il prete può togliere, l’altro, più realisticamente, pensa bene di chiamare il medico. Un medico sui generis nel modo di muoversi e di parlare che ne diagnostica la morte. Di quì ne vengono vari colpi di scena che portano ad una conclusione fantasiosa e allegra, nonché piena di balordi equivoci. Difatti, i nipoti, con la certezza della morte dello zio ne nascondono il cadavere per inscenare un nuovo testamento. Per far ciò chiedono aiuto ad un amico con la promessa di lauto compenso, ma, alla fine scoprono, davanti al notaio di essere stati beffati anche dall’amico, ma quando tutto sembrava concluso con il finto morto che disponeva in favore dei propri cari, riesce in scena il morto che rivive e mette le cose a posto.
La rappresentazione ha carattere comico, le parti e i personaggi sono di pura fantasia e basati su racconti anch’essi frutto di immaginazione dell’autore.