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RECENSIONE SULLA COMMEDIA TEATRALE 'NDU VICINANZ'

'NDU VICINANZ'

Soggetto
Elena Stummo

Parti e interpreti
Mast' Francisc' - Pino Monachello, Ginuzz' - Nicolino Errico, Maculata - Simona Forastieri, Trisina (voce fuori campo) - Elena Stummo, Cumma Rusina (voce fuori campo) - Maria T. Russo, Ganna - Gilda Di Lorenzo, Sicundin' - Gaetano Zuccarello, Lucietta - Marzia Russo, Laguretta - Maria T. Schiffino, A' Guardia - Francesco Ferraro, Cumpa Carmelo - Francesco Ferraro, Pascal' - Antonio Prospato, 'Ndonietta - Wilma Monachell.

Regia
Elena Stummo 

Scenografia 
Francesco Ferraro e Pino Monachello 

Rappresentata 
per la prima volta il 26 dicembre del 2010.  

Recensione sulla commedia
La commedia in questione vuole rendere lo spaccato della vita di paese scaleota, con l’intento di riportare ai nostri giorni, rendendoci partecipi diretti, la testimonianza di come veniva vissuta la quotidianità di un vicinato di paese nell’attesa di una “festività”. Anche nei tempi passati si faceva la corsa agli acquisti per le festività come il “Natale”: trattavasi quasi sempre di acquisti di modico valore come qualche centinaia di grammi di pesce o qualche chilo di frutta e verdura.
“Vicinato” come ambientazione e i “mestieri” come tema portante della commedia: calzolaio, fruttivendoli, agricoltori, pescivendoli e mestieranti vari.
Il lavoro teatrale mette in risalto l’atmosfera che si viveva all’esterno, in piazza o nei vicinati, da qui il titolo “Ndu vicinanz”.
L’obiettivo è quello di far conoscere il dialetto scaleoto con i suoi accenti, le cadenze, nonché proverbi e frasi ad effetto che si ripetevano nel linguaggio dell’epoca, come a dar conto di aspetti peculiarmente storico-socio-culturali di Scalea.
Il copione parla dei rapporti del vicinato con “Mast’ Francisc” (Maestro Francesco), calzolaio, che, avendo la bottega sotto casa, ogni mattina posiziona il banchetto in legno, sul quale effettua la riparazione delle calzature come da richieste dei clienti. La piazza, il più delle volte è popolata dai venditori ambulanti scaleoti, in modo particolare da “Maculata” (Immacolata) che vende frutta e verdure del suo orto. Immacolata è gelosa e non vede di buon occhio se alla stessa piazza accedono altri venditori di ortaggi, specie se “forastijri”, come Giunuzz’ (Gino), proveniente da “Cipullina” (Santa Maria del Cedro) venditore degli stessi prodotti della terra.
La presenza di Ginuzz’ scatena la lite tra i due; Immacolata si rifà alla legge, chiamando il vigile urbano “A Guardia”, il quale, conosciuti i fatti della vicenda della lite, irroga la sanzione proprio a Immacolata, per aver la stessa usato parole blasfeme nei confronti di Ginuzz’ (Gino). La giornata scorre tra liti, battute ironiche e il particolare atteggiamento ficcanaso e al contempo un po’ ipocrita di “Mast’ Francisc” il calzolaio. Nella tarda mattinata si aggiunge “Lucietta”, “a pisciaijola” la pescivendola, che porta con sè, una cassetta contenente il pescato della nottata precedente. La seconda parte si arricchisce degli altri passanti e frequentatori della piazza, in particolare con “Cumpa Carmelo”, Carmelo, che di ritorno dal proprio orto si ferma da Immacolata per acquistare dei broccoli di rapa. L’acquisto dei broccoli da parte di Carmelo è forzato, in quanto, nei giorni precedenti, recatosi in campagna, lo stesso Carmelo ha trovato una bottiglia di anice nel deposito degli attrezzi agricoli, e, assetato, credendo fosse acqua, la beve per poi naturalmente ubriacarsi. Con la sbornia addosso si è reca sull’orto e scambia i broccoli per erbacce sradicandoli e, quindi, perdendo tutto il raccolto. Il finale non può che essere riappacificatorio tra i due litiganti della piazza, ossia “Maculata” e “Giunuzz”, i quali, scambiandosi gli auguri per il vicino “Natale” e, salutando “Mast’ Francisc’”, si ritirano ognuno alle proprie case, portando con sé l’esperienza di un giorno in più del vissuto del “vicinato”.

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