A' GATTA I DON CESARE
Soggetto
Francesco Casella
Parti e interpreti
Mast' Carmin' - Giacomo Perrotta, Cumpa Pitruzz' – Giuseppe Galiano/Francesco Casella, Pippin' - Mattia Mazzei/Francesco Ferraro, Esterina - Teresa Angona/Elena Stummo, Gaitan' - Pierpaolo Risoli, 'Ndonio - Mattia Pisciotta/Domenico Angona, Don Cesare - Giovanni Le Rose
Regia
Francesco Casella
Scenografia
Pino De Biase, Aldo Orrico, Giulio Santo, Elena Stummo
Audio e Luci
Francesco Galiano e Marco Macchia
Rappresentata
- 6 ottobre 2013 per la "prima" nella sala auditorium a Scalea (CS);
- 7/8 marzo 2014 al "Piccolo Teatro" di Montepaone Lido (CZ) nell'ambito della rassegna teatrale "Vernaculandu";
- 7 agosto 2014 a Bonifati (CS) nell'ambito della rassegna "Bonifati Theatre";
- 22 agosto 2014 a Fagnano Castello (CS) nell'ambito della rassegna "Amateatro".
Recensione sulla commedia
Con questa commedia si vuole proporre
lo spaccato della vita socio-economico-culturale della Scalea di una volta.
La vita a Scalea si svolgeva in mezzo
la strada, nei vicinati e nelle case. Era la Scalea degli artigiani, dei
mestieranti, ma anche la Scalea del medico e dell’avvocato.
Il medico e l’avvocato erano considerate
professioni accessibili a quei pochi appartenenti alle storiche nobili famiglie
che avevano la possibilità di proseguire gli studi e di conseguire la laurea.
La maggiore emancipazione sociale del
medico e dell’avvocato in virtù della preparazione ricevuta nel corso degli
studi era l’effetto che portava al prestigio professionale. Il risultato su di
un piano sociale era una maggiore riverenza verso il professionista, tanto che
il medico o l’avvocato di Scalea come di tanti altri paesi, il più delle volte,
erano un sicuro punto di riferimento per ricevere consigli su come curare la
salute o come esercitare un diritto.
Non a caso il copione parla di un
cittadino che chiede un consiglio all’avvocato, su come ottenere il
risarcimento di un danno patito e l’avvocato, con una certa prosopopea si
prodiga a dare il consiglio. Ad un certo punto si scopre che il responsabile
per il risarcimento è l’avvocato stesso. Di qui ne nasce una discussione che
porta ad un finale nel quale l'avvocato accetta di dover pagare il baccalà rubato dalla propria gatta al negoziante, ma subito, per ritorsione chiede allo stesso negoziante il compenso per il consiglio dato.
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