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RECENSIONE SULLA COMMEDIA TEATRALE "A CARTULLINA MILITARE"


A' CARTULLINA MILITARE
Soggetto
Francesco Casella, Pino Monachello, Simona Forastieri

Parti e interpreti
Giuann' - Pino Monachello, Postino – Gaetano Zuccarello, Mast' Giuann' - Francesco Ferraro, 'Ndonio – Nicolino Errico, Rusina – Simona Forastieri, Ciccuzz' – Gaetano Oliva, Carmilina – Marianna Assunta Ferraro, Cummar' Ganna – Nicolina Riccetti, Rita – Adelina Carrozzino, Filippo – Marco La Badessa, Jaqueline – Maria Rita Schiffino

Regia
Francesco Casella

Scenografia
Pino De Biase

Audio e Luci
Francesco Galiano e Marco Macchia

Rappresentata
per la prima volta il 26 dicembre 2012 e in replica il 26 gennaio 2013

Recensione sulla commedia
Lavoro in vernacolo scaleoto, semiserio, ispirato al vissuto dei giovani del dopoguerra italiano, in particolare i giovani del sud già povero e ancor più impoverito da un recente passato bellico.
Emerge dal copione l’aspetto più pregnante riguardante il vissuto di una famiglia meridionale con tutti i risvolti economico-socio-culturali: basti pensare che l’economia di una famiglia media meridionale era principalmente basata su colture agricole, pascolo, allevamento di bestiame
Il più delle volte le predette attività venivano svolte anche sotto forma di colonia, mezzadria che vedevano il contadino svantaggiato rispetto ai facoltosi proprietari terrieri, i quali, all’epoca, proprio perché erano in grado di offrire lavoro ai meno facoltosi, rappresentavano per intere comunità delle ancore di salvataggio, pertanto, erano non solo rispettati ma anche serviti e riveriti.
Il lavoro mette in risalto come il giovane meridionale degli anni 50/60 fosse pieno di aspirazioni, ambizioni e speranze circa un’emancipazione maggiore che sarebbe potuta arrivare solo dall’abbandono del nido famigliare e del proprio paese con parenti, amici, abitudini e tradizioni, per un viaggio che l’avrebbe portato in luoghi sconosciuti con il solo obiettivo di fare quella tanto ambita fortuna.
Da un’esperienza nascono situazioni nuove che portano lontano non solo fisicamente, ma anche spiritualmente dagli usi e dalla famiglia. Anche l’incontro di persone nuove, come quella che finirà poi per essere la donna della propria vita, possono avvenire lontano dai luoghi d’origine, contrariamente al detto “donne e buoi dei paesi tuoi”.
Il protagonista di questa commedia è Giovanni, giovane scaleoto di fine anni ’50 e inizio ’60 che, ossessionato dalle fatiche terriere, attende la chiamata militare con la speranza che la stessa possa essere l’occasione per lasciare il paese e appordare nelle già ricche e dinamiche città del nord Italia. Giovanni ottempera all'obbligo del servizio militare, ma al contempo vaga per le città settentrionali alla ricerca del tanto agognato lavoro, fin quando và a Milano, ove conosce Jaqueline, ragazza dall’aria svampita, figlia di industriale, della quale si innamora. Scende in licenza a casa, nella sua amata Scalea, e porta con sé la fidanzata e il cognato, ma rimane sempre con l’obiettivo di far ritorno e stabilirsi, anche dopo il servizio militare, al nord. Nella breve parentesi scaleota si rende conto che il paese d’origine riserva la vera ricchezza, fatta di affetti e perché no di bellezze naturali. Il finale và proprio nella direzione della valorizzazione delle nostre terre, ancorchè povere di una risorsa economica che possa garantire una vita agiata ai giovani, i quali, ancora ai nostri giorni devono dirigersi al nord o addirittura all’estero per una migliore condizione economica.

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